Sviluppo Personale & Professionale

Idee, riflessioni, possibili strumenti per accrescere la consapevolezza di sè

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Personale & Professionale

Creato Mercoledì, 10 Ottobre 2007 23:00 Data pubblicazione Visite: 6824

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Da un idea ed un'elaborazione di Marco Di Giovanni - SELF.
Non è semplice trovare una linea di demarcazione tra ciò che è personale e ciò che è professionale. Almeno se di tali aspetti se ne parla in termini di sviluppo. "Imparare a generare equilibrio dentro e fuori di noi, contaminando ed integrando saperi, conoscenze, competenze, attitudini ed esperienze plurali e diversificate, è la condizione per dare forma etica ed estetica alla nostra crescita individuale e sociale.  La qualità e l'eccellenza delle prestazioni professionali diventano la ricaduta conseguente, il prolungamento inevitabile, ma al tempo stesso suscettibile di aggiornamento, innovazione e miglioramento, di un simile processo di formazione e di allenamento, che è contemporaneamente globale e permanente."

Ambiti di Sviluppo

La nostra vita si basa su 4 direttrici principali, alle quali ci appoggiamo e dalle quali traiamo energia. Dobbiamo in qualche modo risolverle prima o poi. Non facciamo altro per tutta la vita. Un equilibrio tra queste quattro direttrici consente la costruzione di un’identità solida e definita. Consideriamo perciò almeno quattro macro ambiti:

  • Affetti 
  • Casa 
  • Lavoro
  • Famiglia d'Origine

Proveremo, brevemente, a dare alcune indicazioni, spunti di riflessione, per approfondire questi aspetti. Suggeriremo domande, ma le risposte non possono che essere individuali e soggettive. Inoltre, le risposte non saranno mai definitive. Sono le risposte che sento di poter dare in questo momento della mia vita.
E che sicuramente non avrei dato dieci anni fa; e che probabilmente non darò fra altri dieci anni.

Affetti

Sono le persone che mi sono scelto. Le persone di cui mi sono circondato e di cui posso dire “ti voglio bene”: il partner, i figli, gli amici fidati, veri. Quanto contano nella mia vita? Domanda apparentemente banale no? Eppure, a volte…

Le prime domande da farsi per cominciare a mettere a fuoco la situazione su questo a spetto sono:

    Quanto tempo gli dedico? e, soprattutto.. . Qual è la qualità di quel tempo dedicato?
  • Mi ci sento a mio agio oppure, spesso, sento che preferirei essere altrove?

Casa
E’ un luogo mentale, fisico, affettivo. E’ un concetto soggettivo. Ma è legato a cosa sento casa. Dove mi sento a casa. Cosa ci deve necessariamente essere perché io possa sentirla la mia casa, un luogo dove sapere di poter tornare sempre, comunque, dove poter essere come sono, senza bisogno di “maschere”, senza necessariamente vestire i panni di un ruolo socialmente riconosciuto. Dove mi sento, finalmente, me stesso. Chiediamoci:
  • Nella mia casa mi sento libero?
  • Sento di avere anche uno spazio che è solo mio, o è tutto “occupato” dalla condivisione?
  • Riesco a ritagliarmi i miei momenti o penso che non sia giusto farlo?
  • Se lo faccio, mi sento meglio o in colpa come se avessi dato spazio ad un mio egoismo?

Lavoro

Ci investiamo una gran quantità di tempo ed energie. Chi con estrema serenità, chi come via di fuga, chi con un lieve senso di colpa per il tempo tolto alle persone che ci vogliono bene. Al lavoro accumuliamo tensioni e, a volte, sono tensioni che ci portiamo addosso e dentro anche quando non siamo al lavoro. Possono toglierci serenità, possono condizionarci la vita relazionale. Al lavoro spesso chiediamo conferme sulle nostre capacità; sul lavoro cerchiamo a volte l’approvazione degli altri. Altre volte sentiamo che abbiamo assolutamente bisogno di un reale riconoscimento della nostra competenza. Nel lavoro ci cerchiamo delle gratificazioni. Quindi:
  • Tornassi indietro rifarei questo stesso lavoro? Perché si (o perché no)?
  • Cosa mi soddisfa e cosa no?
  • Come posso trovare più soddisfazione nel lavoro che faccio?
  • Come posso migliorare il mio modo di lavorare?
  • Quale senso sto dando al lavoro che faccio?
  • Dopo aver ragionato sui pro e i contro, posso serenamente affermare che questo è proprio il lavoro che io voglio?

Famiglia d'Origine

E’ l’aspetto più delicato. Il parlarne per ultimo non vuol dire che sia il meno importante, ma anzi! Se pensate al ciclo di vita di un qualunque essere umano, lo vedrete svilupparsi lungo un continuum cha dalla nascita arriva alla morte, ma sempre accompagnato dalle figure genitoriali. In alcuni momenti della nostra vita possono essere più fisicamente presenti che in altri, ma indipendentemente dal tempo e dalla qualità di quella presenza, il nostro mondo affettivo, relazionale, e forse, anche lavorativo farà sempre i conti con le figure genitoriali. Non necessariamente le figure “reali”, sicuramente per come noi le abbiamo viste, vissute, interpretate. E per come le vediamo, viviamo ed interpretiamo oggi. Anche se è l'ultimo aspetto trattato in realtà è il primo da cui dovremmo partire, se vogliamo:
  • Crescere
  • Essere più soddisfatti di noi
  • Diventare più sereni e positivi dentro di noi

Per cui vale assolutamente la pena di chiedersi:

  • Cosa c'è di irrisolto e che penso di affrontare prima o poi?
  • Perché rimando? Cosa sto aspettando? O chi?
  • Cosa c'è di veramente importante che credo sarebbe bene affrontare subito?

Un "umile" suggerimento: scrivere ai propri cari e non inviare.

 


La ricerca di un equilibrio

 

Tutti noi, prima o poi, abbiamo sperimentato o lo faremo presto, che ci sono momenti nella nostra vita in cui ci sentiamo un po’ più “stabili”. Magari tendiamo a dimenticarcene, perché dura poco o perché è accaduto tanto tempo fa. Ma c’è stato e ci sarà ancora. Quello che non ci permette di “godercelo” è che pensiamo che sia “irreale”, passeggero, illusorio … e quindi continuiamo a cercare qualcosa che forse non avremo mai: l’equilibrio perfetto ed assoluto. Ogni equilibrio è solo un nuovo punto di partenza. Cercare di restare “attaccati” ad un equilibrio raggiunto è il modo migliore per smettere di migliorarci e, in definitiva, di essere felici. Del resto provare a tenere in equilibrio tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato non è una fatica da poco. Richiede attenzione, capacità di guardarsi dentro, voglia di mettersi in discussione, una certa propensione al cambiamento, costanza, impegno, passione. Ma soprattutto amore per se stessi.

Perché “lavorare” su quelle quattro direttrici – Affetti, Casa, Lavoro, Famiglia d’Origine – per diradare le nubi mentali, le percezioni distorte, i dubbi, i rancori, il sentirsi in debito o a credito, significa costruire e dare un senso alla percezione di se stessi, in quanto persone soddisfatte di sé, oppure no.

Ma cosa succede se non sono in equilibrio? Quest’equilibrio è sempre necessario? Io sono fatto così e tutto sommato non mi va male! Pensateci. Quante volte lo abbiamo sentito dire e quante volte, forse, ce lo siamo detti anche noi.

CASO 1

Il lavoro è l'unica ragione di vita: da un senso al proprio esistere. Vantaggi: Investimento e concentrazione enormi sul lavoro. Svantaggi: Una minima delusione sul lavoro potrebbe far vacillare, e dopo ripetuti episodi, far cadere nella depressione. Se questo equilibrio viene tenuto per tutta la vita lavorativa, l'andare in pensione coincide con la fine della propria identità personale. 

 

 

CASO 2

Attaccamento morboso al partner: forte rinuncia ai propri desideri. Si tende a sviluppare una vera e propria dipendenza dal partner, sia essa in termini di essere la persona che ha il potere nella relazione, o, viceversa, che subisce il potere dell'altro nella relazione. Generalmente la persona coinvolta, finisce per considerare queste relazioni come normali, se non migliori rispetto alle altre. Vantaggi: completezza simbiotica momentanea. Svantaggi: pregiudica fortemente lo sviluppo della propria parte adulta.

 

Sono tanti altri i "casi" che potremmo illustrare, ma, in definitiva, il “messaggio” vuole essere questo: personale & professionale non sono due entità nettamente distinte. Al contrario, una può essere il nutrimento dell’altro se, e solo se, sono disposto ad essere migliore, a qualunque costo, perché, parafrasando la pubblicità, io valgo!
E perché è proprio la ricerca costante di quell’equilibrio, senza mai trovarlo veramente, che ci fa diventare migliori. Ma il punto è proprio questo!!! Non si tratta di arrivare; si tratta di imparare ad apprezzare il viaggio. Alcune domande per approfondire
    Quali tra i quattro ambiti non sono ancora riuscito a “mettere a posto”?
    Quale il secondo? Quale il terzo e così via?
    Di che cosa sono invece fiero e va bene così?
    Ci sono delle motivazioni diverse?
    Oppure, al contrario, ricorrenti?
    Le conosco fino in fondo?
    Cosa posso fare per cambiare /migliorare ogni aspetto?
    E’ semplicemente un problema di energie da impiegare o c’è un blocco che non riesco a superare?
    Ho chiesto aiuto a qualcuno?
    Posso farlo di più?
    Con chi parlarne?
    Le mie aspettative rispetto a ciascuno di questi ambiti sono realistiche?
    Possono esserlo di più?
    Può essere che sono ancora influenzato/a da desideri esagerati rispetto alle mie reali possibilità?
    O da desideri non miei veramente, ma che nascono dalla necessità di realizzare desideri di altri?