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Ci occupiamo di psicologia e psicoterapia avendo come riferimento la Teoria Sistemico-Relazionale. Più avanti troverete maggiori specifiche in proposito, ma ciò che qui ci preme sottolineare è che la ricchezza di questo approccio sta nella possibilità di utilizzare le categorie di pensiero, analisi ed intervento della Teoria Sistemico Relazionale per affrontare gli aspetti più eterogenei del mondo che ci circonda. Purché si sappia tener conto delle specificità dei contesti in cui si va ad operare. Questo è possibile perché non stiamo parlando di un insieme di tecniche da applicare, ma di un nuovo modo di guardare, di pensare e di agire.
Abbiamo potuto sperimentare negli anni come queste caratteristiche peculiari del modello, siano state di grande aiuto sia nell'incontro con gli individui, sia con i sistemi più ampi, di cui facevano parte, sia con organizzazioni a diversi livelli di complessità interna.
E' una chiave di lettura che consente a chi lo vuole, attraverso l'esercizio della curiosità, di “avere nuovi occhi”.
Svolgiamo attività clinica psicoterapica per individui, coppie, famiglie.
Presso i nostri studi, la psicoterapia è esercitata, così come prescritto dalle Leggi in vigore, esclusivamente da psicologi iscritti al relativo Albo Professionale, sezione Psicoterapia.
All'interno della Teoria Sistemico-Relazionale l'Orientamento Teorico segue l'approccio sistemico-costruzionista. La Metodologia consiste nell'Applicazione del metodo milanese alla terapia della famiglia (noto ai tecnici come Milan Approach).
Cosa vuol dire tutto questo?
Nel mondo della psicoterapia esistono numerosi modelli di riferimento, che hanno (o dovrebbero avere) ognuno una propria "spiegazione" di come le persone funzionano, di come funzionano le loro relazioni e di come ognuno costruisce il proprio mondo.
Secondo la Teoria sistemico-relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.
I concetti di base derivano dalla Teoria generale dei sistemi e dalla Cibernetica quali ad esempio quello di sistema e quello di causalità circolare ed altri derivanti dagli studi sui rapporti interpersonali. I sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono una funzione precisa all'interno del sistema relazionale in cui emergono.
La modalità sistemica, si preoccupa di fornire una spiegazione circolare degli eventi: quale pattern determina il sintomo e ne è determinato?
Nell’indagine sistemica, di fronte ad un comportamento, ad una comunicazione (un “sintomo”) non ci chiediamo solo “quali circostanze hanno causato questo fatto?" ma anche "a che cosa serve questo evento, in questo momento, in questo particolare sistema relazionale?”.
Il terapeuta si interessa ai modi in cui i membri del sistema si influenzano l’un l’altro.
Si lavora sulla "danza delle parti interagenti", senza avere la pretesa di controllarle o di controllare l'evoluzione che prenderanno.
È “una danza che crea” e crea ciò che il sistema, la rete di relazioni che evolvono, può diventare.
(G. Ganda, M. Giuliani: Milan Approach: la via italiana alla Terapia Sistemica. fonte: Vertici Network data di pubblicazione: 19/02/2007).
Ulteriori informazioni più avanti in questa stessa pagina.
Alcune premesse sulle quali basiamo il concetto di supervisione.
Per noi la supervisione deve generare cambiamento nelle capacità, dei singoli come dei gruppi, di aumentare il numero delle possibilità di scelta.
Per generare cambiamento non si può operare in modo prescrittivo; si deve fare leva sull'esperienza dei partecipanti e sulla loro disponibilità a mettersi in gioco.
Per ottenere disponibilità, occorre che le persone in apprendimento percepiscano il senso di ciò che si propone. Ci poniamo, perciò come “facilitatori di sviluppo”.
Quanto su esposto crediamo debba essere condiviso dai partecipanti prima di qualsiasi programma di lavoro.
Sono per noi le condizioni per le quali ci si “porta a casa” qualcosa di utile oppure no.
Metodologia di lavoro
Tendenzialmente una sessione di supervisione si articola attraverso i seguenti steps:
- Presentazione di un caso in plenaria
- Lavoro in sottogruppi su domande mirate
- Restituzione e discussione in plenaria
Possono essere utilizzati anche brevi stimoli filmati, e/o esercitazioni pratiche.
Potranno prevedersi interventi formativi ad hoc su temi specifici, con esperti esterni.
Durata e Tempistica
Due incontri preliminari, nell'arco di un mese, di definizione della metodologia e di composizione del gruppo.
Ogni incontro è della durata di tre ore ciascuno. Al termine degli incontri si prevede un momento di confronto con la committenza, dove vengono definiti nel dettaglio obiettivi di minima ed articolazione dei contenuti di massima.
Perchè un processo di supervisione possa avere un senso compiuto bisognerà prevedere un minimo di 10 incontri nell'arco di 8/9 mesi prevedendo, quindi, una cadenza trisettimanale.
A chi è rivolta
Operatori di servizi sociali e sanitari.
Anche per quanto riguarda il counselling gli approcci e le metodologie risentono delle teorie di riferimento da cui derivano e sono, pertanto, molteplici e diversi gli approcci possibili.
Per quanto ci riguarda, la nostra prospettiva è, anche qui, quella socio-costruzionista, all'interno del modello più generale che è il Milan Approach.
L’intervento di counselling si basa sulla convinzione che il cliente, anche nel momento in cui chiede l’aiuto di un professionista, disponga di capacità e competenze che gli permettono di individuare le modalità più adeguate per fronteggiare la situazione o la fase di vita che sta attraversando: parte cioè da una ipotesi di "normalità" e vede nella richiesta di aiuto da parte del cliente non il sintomo di un problema o di una inadeguatezza, ma l’inizio della ricerca di un equilibrio personale e familiare più sostenibile.
Il counselling è un intervento professionale basato su abilità di comunicazione e di relazione.
Parte da una richiesta, espressa da una singola persona, da una coppia, da una famiglia, che avvertono l'esigenza di:
- Ricevere informazioni attendibili e comprensibili su un argomento importante per loro in quel momento e che non rappresenta per loro un problema o una difficoltà
- Individuare le risorse interne ed esterne su cui possono contare per affrontare un evento o una situazione nuova o difficile
- Valutare in modo più completo soluzioni, ipotesi, progetti in vista di una decisione
L'intervento di un counselor, quindi, si connota come supporto qualificato a persone che vogliono un confronto professionale con una persona terza. Supporto che non può essere dato da un amico/a, ma che si colloca, comunque, all'interno di un contesto di vita "normale".
Note di Approfondimento Teorico
Il termine Milan Approach identifica quel modello sistemico di terapia familiare sviluppato a Milano dall'inizio degli anni '70. Successivamente l'approccio milanese subì l'influenza del pensiero della complessità e del costruttivismo attraverso le figure di Heinz von Foerster, Humberto Maturana, Francisco Varela.
Anche attraverso l'influenza di autrici e autori americani che avevano abbracciato il nuovo modello proveniente dall'Italia e ne avevano dato una loro lettura, negli anni 90 il Milan Approach si è caratterizzato per un avvicinamento alle posizioni della narrativa e del costruzionismo sociale, talvolta accentuando la propria posizione di critica verso il linguaggio della psichiatria: al centro di tale posizione teorica c'è infatti l'idea che la realtà non esista in quanto tale, ma si crei piuttosto nel consenso sociale e nel linguaggio.
Il Milan Approach non rinuncia ad avere alle spalle una teoria, ma è convinto che le teorie sono degli utili quanto provvisori punti di vista.
Nasce così un approccio polifonico nel lavoro con la famiglia: più voci permettono ad ognuno di trovare valore in ciò che dice e ricevere conferma implicita del proprio essere, trovando una nuova connessione col sistema. La polifonia delle voci e delle narrazioni costruisce un contesto in cui tutti i punti di vista sono importanti e legittimi e tutti insieme descrivono la realtà.
La qualità del Terapeuta è quella di saper mantenere aperto un dialogo con i colleghi e i clienti, cercando di capire e rispettare il punto di vista di tutti.
Ogni sistema ha le sue proprie soluzioni, e la sfida del Terapeuta Sistemico è quella di scoprirle insieme ad esso senza sovrapporre le proprie, giacché non può esistere un solo modo di vedere le cose.
Attribuiamo al sistema una capacità critica e la possibilità di trovare le proprie soluzioni: in questo senso, nell’ambito della terapia familiare, ci sentiamo vicini – più che ad un punto di vista che vuole, per esempio, nei genitori la radice dei problemi dei figli – ad una prospettiva che vede nei genitori i principali esperti della famiglia e delle risorse che il sistema può attivare.
Restano i punti cardine consolidati del lavoro sistemico, ad esempio:
- l’ipotizzazione (vale a dire la creazione di una spiegazione plausibile che connetta i comportamenti e le credenze di tutti i membri del sistema, vera solo fino a che risulta utile al dialogo);
- la circolarità (la capacità di condurre la conversazione basandosi sulle retroazioni della famiglia e di pensare per rapporti e differenze);
- la connotazione positiva (l’utilizzo degli aspetti positivi per spingere al cambiamento: la nostra esperienza ci insegna infatti che ridefinire in positivo i problemi umani li ristruttura come situazioni con una via d’uscita e di lavorare sul profondo valore evolutivo di una crisi, di un problema, di una difficoltà).
Ad essi se ne affiancano di nuovi:
- la creatività, la curiosità e l’irriverenza che ci permettono di privilegiare quanto accade nella relazione anziché quanto prescritto dalle teorie di riferimento, e che sostengono continuamente la capacità di “sorprendersi” trovando aspetti evolutivi sempre nuovi nella relazione con il Cliente;
- l’attenzione agli affetti e alle emozioni;
- l’attenzione alle narrazioni e al tempo come connessione non lineare, ma ricorsiva tra passato, presente e futuro.
La prospettiva socio-costruzionista
(tratto da: Laura Fruggeri "Dal costruttivismo al costruzionismo sociale: implicazioni teoriche e terapeutiche" Psicobiettivo, vol. XVIII, n. 1, 1998, pp. 37-48)
Secondo la prospettiva socio-costruzionista ogni persona dà senso alla propria esperienza e agisce nelle relazioni con gli altri a partire da un insieme di premesse e credenze personali che derivano dalla sua specifica posizione nella situazione interattiva, dalle esperienze vissute precedentemente all'interazione data o da quelle che vive nei propri rapporti con altri. La retroazione di ogni soggetto ai comportamenti altrui o agli eventi dipende
a) dal suo sistema di rappresentazioni
b) dal significato che, in base al sistema di rappresentazioni, attribuisce al comportamento altrui
c) dal tipo di risposta che pensa di ottenere allo scopo di mantenere una coerenza all'interno del proprio sistema di rappresentazioni e fra questo e il proprio comportamento.
Tuttavia, attraverso la comunicazione, i partecipanti all'interazione non si scambiano soltanto informazioni o messaggi che essi interpretano secondo il proprio sistema di premesse, essi negoziano anche i significati da attribuire a eventi e comportamenti, costruiscono identità individuali e collettive, definiscono ruoli e relazioni, sviluppano un modo specifico di organizzare la realtà (Pearce e Cronen, 1980; Cronen et al., 1982; Pearce, 1994).
In questo senso in ogni situazione interattiva è sempre presente un doppio livello, il livello della costruzione individuale e quello della co-costruzione. I due livelli sono distinti, ma embricati.
Ipotizzazione, autoriflessività e decentramento diventano i canali che intrecciati tra loro permettono al terapista di analizzare la dinamica interattiva, permettono cioè di produrre una doppia descrizione che combina l'osservazione sulle relazioni del paziente con quella sulla relazione che si stabilisce tra terapista e paziente nel momento in cui essi comunicano sulle relazioni di quest'ultimo (Fruggeri, 1997).
E' con la doppia descrizione che il terapista può affrontare quella tensione tra valutazione e terapia che alcuni autori hanno sottolineato (Bertrando, Boscolo, 1996; Ugazio, 1998), la tensione cioè tra conoscere ciò che deve essere cambiato e costruire nuovi significati che favoriscano il cambiamento, consapevoli del fatto che conoscere è di per sé una attività intersoggettiva che costruisce significati.
A partire da questa consapevolezza, il terapista, pur non rinunciando al momento della valutazione come imprescindibile momento di riconoscimento della specificità dell'altro, si assume, mentre conduce l'indagine, il compito di attivare un processo di negoziazione che sfoci nella possibilità per i componenti della famiglia di incominciare a pensare al loro problema e alle possibili soluzioni in modo diverso dall'inizio del colloquio. Non rinuncia alla diagnosi, ma la considera "un processo valutativo in evoluzione connesso ricorsivamente all'effetto terapeutico dell'indagine stessa del terapeuta su una o più persone considerate nel loro contesto relazionale ed emotivo" (Boscolo, Bertrando, 1996, pp. 54-55). Non rinuncia ad avere modelli o tipologie relative al paziente o alla relazione tra terapista e paziente, ma ne verifica l'utilità nell'interazione con il paziente stesso (Cecchin et al., 1992). Non rinuncia aprioristicamente a condurre interventi lineari o prescrittivi, se questi e non quelli circolari conversativi permettono di costruire un contesto nuovo di significati entro cui il paziente ha la possibilità di cambiare (Fruggeri, 1995).
Abbiamo collaborato con (in ordine alfabetico):
Centro Diurno Ferrara - ASL Bologna
Casa Giada - Cooperativa Società Dolce - Bologna
Centro Diurno Porto - Cooperativa Nuova Sanità
Centro Diurno "Residenza San Martino" - ASL Ferrara
Centro per le Famiglie - Casalecchio di Reno (BO)
Drop_In - Cooperativa Nuova Sanità
Scuola di Counselling Professionale Sistemico - Bologna
Scuola di Counselling Professionale Sistemico - Milano
Per chi fosse interessato ad approfondire il modello e il pensiero da cui il nostro modello prende forma, consigliamo:
BATESON, G. "Verso una ecologia della mente" Milano, Adelphi, 1976.
BOSCOLO, L., BELTRANDO, P., "I Tempi del Tempo. Una nuova prospettiva per la consulenza e la terapia sistemica" Boringhieri, Torino 1993
CECCHIN, G., LANE, G., RAY, W.A. "Verità e pregiudizi: un approccio sistemico alla psicoterapia" Cortina, Milano 1997
FRUGGERI, L. "Famiglie. Dinamiche interpersonali e processi psico-sociali" NIS, Roma 1997
GURMAN ALAN S., KNISKERN DAVID P. "Manuale di Terapia della Famiglia" - Boringhieri, Torino, 1995
TELFENER U., CASADIO L. (A CURA DI) "Sistemica. Voci e percorsi nella complessità", Boringhieri, Torino 2003