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La motivazione di base? Migliorarsi!

Creato Lunedì, 24 Maggio 2010 23:00 Data pubblicazione Visite: 3973

Categoria principale: Focus ON - Categoria: FOCUS_2010

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Migliorarsi

"Evita di formarti se non ti diverti ad imparare."

Ci sono organizzazioni che dicono di erogare "formazione manageriale" e nella sostanza producono "addestramento professionale". Ci sono docenti che affermano di fare "formazione per manager" e nel migliore dei casi preparano "esperti di tecniche gestionali". Ci sono scuole che dicono di insegnare "management" e nei fatti diffondono "conoscenze di metodi operativi".

C'è molta confusione nel lessico, nella terminologia e nella pratica delle attività educative delle aziende italiane. Si paga per "formazione" quello che è "istruzione". Si dà la colpa di ciò ai docenti, ma sono le alte direzioni che li scelgono e così in aula vanno frequentemente professori universitari (o i loro assistenti-ricercatori), maestri del nozionismo, sufficientemente esperti del metodo ma non sempre adatti a incidere sulle convinzioni degli allievi.

Su questa materia (la formazione manageriale) le alte direzioni non si dimostrano, sovente, all'altezza del loro mandato. Esse riconoscono che i propri collaboratori-di- pendenti sono la risorsa strategica e prioritaria per raggiungere o mantenere il successo dell'organizzazione, ma non sanno che cosa chiedere a chi deve supportare in aula questa convinzione. Esse riconoscono che, di fronte a obiettivi ambiziosi o comunque coraggiosi, il più grave scoglio da superare è quello di far cambiare l'atteggiamento e il comportamento dei propri collaboratori, ma si affidano a semplici anche se qualificati "erogatori di sapere". In virtù di un non dovuto atto democratico spesso le alte direzioni dèlegano la progettazione di programmi formativi manageriali alle risultanze di una "analisi dei bisogni" espressa dalla base, accettando in maniera acritica un elenco di attese quasi sempre somiglianti a un cahier des doléances. È noto, infatti, che in un 'analisi delle attese formative, raramente il soggetto intervistato afferma: "Voglio delegare di più", ma facilmente dichiara: "Sento il bisogno di sentir parlare di delega perché io ne ho poca ".

Con questa accondiscendenza al volere della base le alte direzioni rinunciano a realizzare il cambiamento richiesto. Una rinuncia che è implicita anche nei comportamenti. Ci sono alte direzioni che non vanno mai in aula di formazione. Non partecipano come allievi interessati alla prima edizione del corso per avere coscienza di ciò che esso offre e non inaugurano i successivi corsi per annunciare ciò che esse vogliono e si attendono dai collaboratori. Molto raramente chiudono i corsi verificando quanto il docente abbia erogato, quanto i discenti abbiano appreso, ma soprattutto quanto ognuno dei partecipanti decida di trasferire immediatamente nell'operatività quotidiana e che cosa venga chiesto alla stessa alta direzione per realizzare il predicato.

C'è una sorta di tacita connivenza tra queste direzioni e gli "erogatori di sapere": "lo non ti controllo sulla tua esibizione in aula e tu non farmi sapere che cosa succede in aula". Fuori di questa aula c'è il cartello: "Do not disturb".

Se questa è l'interpretazione del concetto di "formazione manageriale" allora non chiamiamola più così. Proviamo a chiamarla invece "sviluppo". In fondo "formare" vuol dire "definire", "dare forma", e la forma rischia di essere permanente. "Sviluppo" è crescita, invece. È cambiamento attivo. È miglioramento continuo e come tale richiede di misurare costantemente il punto in cui si è e di indicare periodicamente l'obiettivo verso il quale l'alta direzione ha deciso di muoversi.