Sviluppo Personale & Professionale


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Creato Lunedì, 16 Gennaio 2012 13:24 Data pubblicazione Visite: 3655

Sviluppo Personale & Professionale – un esercizio di equilibrio

Brevi appunti da un pomeriggio con circa 80 professionisti/e dell'Ospedale di Baggiovara (AUSL Modena). Parte dell'iniziativa "Un'Ospedale a misura d'Uomo".

 

Alcune frasi più volte sentite nel corso della mia esperienza da formatore e, quindi, anche a Baggiovara (non le riproduco sicuramente in modo fedele, ma per come io mi ricordo):

“Se io mi devo far operare, mi interessa che il chirurgo sia bravo non che sia gentile”

E chi mai vorrebbe un chirurgo maldestro o, peggio, incapace, ma simpaticissimo? Il punto però è che forse dovremmo cominciare a chiedere entrambe le cose. Dove sta scritto che essere bravi vuol dire essere arroganti e/o scostanti e/o supponenti? E vogliamo dimenticarci di quanto sia importante per l’efficacia delle terapie l’accettazione delle stesse da parte del paziente? E sappiamo anche che lo stato d’animo del paziente (o meglio l’atteggiamento verso la terapia farmacologica) influisce sul livello di efficacia di molti farmaci, a partire dagli antidepressivi e fino agli antitumorali.

Quindi: personale E professionale

“Ma se l’altro non cambia è inutile che io insista.”

“…Forse non riesco a trovare il modo giusto per farlo cambiare”

Molto probabilmente la chiave è smettere di cercare di cambiare l’altro. Forse il problema è che cresciamo con l’idea che esistano le risposte giuste e quelle sbagliate. E cerchiamo di comportarci come se dovessimo cercare, indovinare e trasmettere solo risposte giuste. Agli altri. Come se ciò che ha funzionato per noi dovesse necessariamente funzionare anche per gli altri. Oppure, visto che noi abbiamo <sbagliato> vogliamo che gli altri non commettano i nostri stessi errori (e fin qui nulla di male).

Forse dovremmo insegnare prima a noi stessi e poi agli altri che è più importante il metodo per cercare risposte, che le risposte in sé. E che ognuno deve poter imparare a cercare le proprie risposte, quelle che funzionano per se stessi, non per tutti.

Ma questo implica un piccolo passaggio interno: devo prima cambiare me stesso ed il mio modo di guardare ai problemi. Però il cambiamento di per sé <costa>, appare difficile, complicato, faticoso.

Ma possibile!

<E’ possibile! Il regno della possibilità esiste dove in ognuno di noi? Nella nostra testa, nei nostri pensieri, perciò possiamo farlo. Oppure possiamo lasciarlo atrofizzare> (dialogo liberamente tratto da “Un sogno per domani” - Regia di Mimi Leder, USA 2000).

<È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è innaturale, il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano invece di lasciarle essere ciò che sono, il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi, il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre.>

“Ma se i miei tentativi di cambiamento poi mi si ritorcono contro? Sai com’è, prova una volta, prova due… poi finisce che gliela dai su…”

Crediamo davvero sia possibile dargliela su con la propria vita? Qualunque sia la scelta che facciamo, c’è un prezzo da pagare, o no? Possiamo scegliere di privilegiare il quieto vivere o di lottare, con intelligenza non certo <all’arma bianca!>, per ciò in cui si crede. E non è giusto o sbagliato. E’ quello che penso/sento di potermi permettere, adesso.

In più resta in agguato il tentativo/aspettativa che il cambiamento venga prima dall’altro. Ma se l’altro fa lo stesso nostro pensiero, rimaniamo fermi entrambi. Oppure, in <alternativa> posso sempre cercare il colpevole… che non sono certo io! 

Se una semplice asta non va già è perché: l’altro non ha capito, e/o l’altro è troppo stupido, e/o l’altro lo fa apposta!

“Si impara solo con l’esperienza, più passano gli anni, più impari”

Illusione ottica; strategia di autoinganno. Così possiamo affidare tutto al tempo. Che passa. E nel frattempo che il tempo passa? Ci si nasconde? O ci si allena per cercare di diventare “infallibili”? Pensando che se divento più brav* allora commetterò meno errori?

Cercando di cambiare, inevitabilmente commettiamo errori. <Se provi a cambiare corri il rischio di sbagliare. L’errore è sempre possibile nel momento in cui si tentano nuove strade.> Thomas Alva Edison

Osare, provare nuove strade, ci fa commettere errori, ci rende vulnerabili, ma ci dice di noi stessi che siamo dotati di coraggio, che siamo disposti a metterci in gioco, in discussione, non perché siamo migliori degli altri, ma perché sappiamo di non esserlo; e il non esserlo non è un “non sono abbastanza”, ma un <so di poter essere migliore di così>.

Siamo esseri umani.

Tu ti ricordi?