Stress lavoro correlato

Stress lavoro correlato e benessere organizzativo

 

4. PROSPETTIVE DI RICERCA SULLO STRESS

 

Ad ogni fase storica di evoluzione delle organizzazioni  si è accompagnato l'uso di nuove macchine e/o tecnologie e ogni volta queste hanno comportato processi di adattamento dell'uomo (organizzazione scientifica del lavoro, meccanizzazione, automazione, informatizzazione ecc.). A tali processi la psicopatologia del lavoro ha attribuito un’ importanza connessa al “potenziale minaccia” che tali nuove tecnologie avevano nei confronti dell'identità sociale, del ruolo e della "soggettività" dei lavoratori. I nuovi modelli integrati del lavoro umano e in particolare dell’organizzazione del lavoro sempre più improntata sulla ricerca della qualità , hanno prodotto profonde modificazioni nelle attività lavorative.

 

Più generale e dal punto di vista della fisiologia del lavoro si sta passando progressivamente nel tempo da attività a carattere prevalentemente motorio ad attività a carattere prevalentemente cognitivo. Per questo motivo l'interesse delle "discipline del lavoro" si sta focalizzando progressivamente sulle caratteristiche umane (percettive, cognitive, relazionali) implicate dall'introduzione di sistemi flessibili automatizzati e autocontrollati. In questo contesto possiamo ipotizzare che la differenziazione del carico di lavoro conseguente all'introduzione delle nuove tecnologie, possa contemporaneamente provocare una maggior soddisfazione lavorativa come risultato di una risposta creativa che genera un maggior livello di controllo tra la persona e la realtà lavorativa, ma anche una sindrome da deprivazione o monotonia industriale dovuta all'automatizzazione di comportamenti di routine come conseguenza di risposte solite a richieste solite.

 

Gli studi psicologici sul carico di lavoro si sono concentrati essenzialmente sulla performance, cioè sulla prestazione che l'individuo può fornire in base alle sue capacità e al contesto lavorativo. E’ chiaro che un carico di lavoro "eccessivo", ma anche una sottostimolazione possono rappresentare un fattore di rischio e quindi essere causa di situazioni stressanti per il lavoratore.

 

Gli studi effettuati nell'ambito della medicina del lavoro hanno invece riguardato la condizione di stress in quanto effetto e risultato: si sono concentrati quindi sulla fase conseguente la performance, intendendola come valutabile nei termini di patologia nel caso di un carico di lavoro discrepante con le capacità del soggetto.

 

Appare quindi, in questo contesto, di fondamentale importanza avere dei modelli teorici di riferimento e degli strumenti validi per la valutazione del carico di lavoro e dello "stress" in ogni situazione lavorativa. Da una indagine svolta nel 1996 dalla Fondazione Europea di Dublino per il Miglioramento delle Condizioni di Vita e di Lavoro (15) è emerso che lo stress, dopo il mal di schiena, è il secondo problema tra quelli più frequentemente segnalati dai lavoratori europei. La stessa indagine evidenzia come la quota di lavoratori che utilizza strumenti informatici sia rilevante e in continua espansione. Circa il 20% dei lavoratori usa il computer come strumento base del proprio lavoro. In una epoca in cui si pensava che il taylorismo fosse in via di estinzione permangono ed hanno ancora  notevole diffusione le attività lavorative di tipo ripetitivo e monotono. Il notevole incremento dei ritmi e della velocità del lavoro oltre a essere determinato da una  maggiore competitività e anche conseguente al fatto che l'automazione, introdotta a blocchi  nei cicli lavorativi, ha determinato a carico dei lavoratori "superstiti", non ancora sostituiti dalle macchine, un aumento dei ritmi. L'incremento del ritmo di lavoro in questi ultimi venti anni è dimostrato anche da un aumento delle patologie da sovraccarico funzionale dell'arto da movimenti ripetitivi, come ad esempio la sindrome del tunnel carpale da data entry.

 

La capacità di problem solving ed il controllo integrato di qualità sono oggi le prestazione più frequentemente richieste ai lavoratori.

 

Altro elemento da considerare come possibile causa di stress è la precarietà del lavoro, determinata dall'incremento dei lavori atipici. In tale contesto, caratterizzato dunque da un aumento dei fattori di rischio di tipo organizzativo ed emozionali, è evidente che gli effetti dello stress/strain sui diversi apparati dell'organismo (cardiovascolare, psichico, metabolico ecc.) rappresentano oggi una delle cause più importanti di malattia e di assenza dal lavoro.

 

Tale situazione è aggravata in Europa anche dal fatto che la popolazione lavorativa ha una età media abbastanza alta (31% dei lavoratori ha più di 45 anni) e ciò non è un fattore favorente la capacità di adattamento alle mutate condizioni di lavoro o ai futuri ulteriori cambiamenti. Una ricerca condotta nel 1992 (26) sulle strategie di  prevenzione dello stress in un campione di aziende europee evidenziò come le attività preventive mirate all'individuo ed alla prevenzione secondaria (interventi sui casi di disagio iniziale) e terziaria dello stress (interventi sull'assenteismo per malattia) non fossero intraprese più spesso di quelle dirette all'ambiente di lavoro ed alla prevenzione primaria. Inoltre gli interventi erano più spesso rivolti a ridurre gli stressors di tipo fisico (es. rumore, inquinanti ambientali etc.) rispetto a quelli di tipo psicosociale (ritmi di lavoro, turni etc.). Tra i fattori che maggiormente sollecitavano i datori di lavoro ad affrontare il problema, venivano menzionati il "morale dello staff" e la normativa. Si trattava comunque di aziende medio grandi con disponibilità economiche e che ritenevano il benessere dello staff come una importante ragione per occuparsi del problema.  Il management era generalmente coinvolto e presente in tutte le fasi di gestione dell'intervento. Alla luce di queste considerazioni emerge sempre più evidente la necessità di promuovere ricerche sul carico di lavoro mentale e stress/strain. Tali ricerche dovrebbero indagare prevalentemente gli ambiti sino ad oggi più trascurati. La tabella 1, relativa agli impieghi del Job Content Questionnaire,  mostra quali sono stati sino ad oggi gli effetti più studiati dello stress. Mentre sono state svolte molte indagini per capire le relazioni tra stress, malattie cardiovascolari e ipertensione, poche ricerche sono state realizzate per valutare l'efficacia delle misure organizzative adottate per ridurre le condizioni di stress e conseguentemente le malattie derivanti. Tali ricerche sono forse quelle che nel campo preventivo occupazionale possono avere il maggior significato.

 

L'aver fornito agli operatori italiani della prevenzione di una versione unificata del Job Content Questionnaire, speriamo possa rappresentare una occasione di studio del problema ed una opportunità di confronto su basi più omogenee e ripetibili di quanto avvenuto sino ad oggi.