Stress lavoro correlato

Stress lavoro correlato e benessere organizzativo

LE FONTI DI STRESS

Le fonti di stress nel lavoro di Polizia dipendono molto dalla sezione di assegnamento (Patterson, 2001; Lucchetti, 2003). Ciò suggerisce il fatto che le forze dell’ordine eseguono compiti in situazioni altamente differenziate. Brown et al. (1999), ad esempio, riportano che agenti che si occupano del traffico (e di conseguenza degli incidenti stradali) sono più vulnerabili allo stress rispetto agli altri colleghi. Patterson (1997) inoltre rileva che lavorare come agente infiltrato comporta conseguenze specifiche fra cui: senso di fatica cronica, incubi e successivi conflitti sul lavoro, difficoltà nelle relazioni e anche la probabilità di gravi esiti dal punto di vista psicologico.

Pertanto in questa sezione si elencheranno gli stressor più diffusi, tenendo presente che si tenterà di delineare solo una panoramica generale. Patterson (2001) individua quattro grandi categorie di stressor nella vita di un poliziotto:

1. Eventi stressanti esterni all’organizzazione burocratica della Polizia, ad esempio il lavoro svolto dal sistema giudiziario, l’indulgenza nei confronti dei criminali, la cattiva immagine sociale della Polizia.

2. Eventi stressanti interni connessi alla burocrazia e alle procedure all’interno dell’organizzazione della Polizia. Esempi riguardano la mancanza di supporto, di un adeguato training, equipaggiamento e/o supervisione, una bassa paga oppure eventi legati all’organizzazione come la mancanza di comunicazione, inadeguate opportunità di carriera, lavoro in turni e impossibilità di passare ad altre sezioni.

3. Eventi stressanti legati alla mansione. Alcuni esempi includono lavoro organizzato in turni, conflitti di ruolo, sovraccarico di lavoro.

4. Eventi stressanti individuali non legati all’ambiente lavorativo. Esempi sono il divorzio o altri problemi di salute propri o dei familiari.

Tuttavia, l’approccio più comune in letteratura individua due grandi categorie di stressor lavorativi in Polizia (Kop, Euwema e Schaufeli, 1999; Patterson 2001):

1. Stressor legati al contenuto del lavoro (Job content): è il campo di lavoro vero e proprio: lavoro di routine eccessivo o noioso, situazioni impegnative dal punto di vista emozionale come informare i parenti del deceduto, l’avere a che fare con incidenti, abusi e violenze, l’affrontare lo sconosciuto, il pericolo e la violenza.

2. Stressor legati al contesto del lavoro (Job context): riguarda il contesto organizzativo, dirigenziale e burocratico: mancanza di comunicazione, limitate possibilità di carriera, mancanza di supporto, stile di direzione, presenza di supervisori disinteressati, relazioni distaccate, cultura e colleghi di lavoro.

Kop, Euwema e Schaufeli (1999) aggiungono a queste due grandi categorie di stressor una terza chiamata scarsa efficacia della Polizia, la quale include: mancanza di soluzioni strutturali e trattamento dei sintomi piuttosto che delle cause, atteggiamenti negativi dei cittadini nei confronti dei poliziotti, inadeguata punizione dei crimini, autorità limitata dei poliziotti.

Brown et al. (1999) distinguono tre tipi di stressor sulla base della frequenza dell’impatto emotivo: gli eventi traumatici (bassa frequenza e alto impatto: morte e disastri), gli eventi stressanti di routine (alta frequenza e basso impatto: controlli, negoziazioni, piccoli scontri), e gli eventi stressanti «vicari» (di media frequenza e medio impatto rispetto ai precedenti: crimini sessuali). Anshel et al. (1997) insistono sul fatto che in letteratura non si è prestata sufficiente attenzione alla distinzione fra stressor cronici e stressor acuti. Gli stressor acuti sono eventi improvvisi, di durata relativamente breve, i quali provocano una quasi immediata reazione psicologica. Nel lavoro in Polizia questi stressor sono particolarmente frequenti e includono l’affrontare situazioni impreviste, l’avere a che fare con persone violente, l’assistere a scene di morte improvvisa (Anshel et al., 1997; Brown et al., 1999), di incidenti mortali o lesivi.

Le ricerche raramente fanno riferimento alle specifiche attività svolte dai poliziotti, e forse già questo può spiegare molta della contraddittorietà presente in numerosi lavori scientifici. Almeno per quanto riguarda la realtà italiana non si può omologare un operatore di Polizia che svolge sistematicamente attività investigativa con uno che effettua altrettanto stabilmente servizio di Polizia stradale o di volante o di ordine pubblico all’interno di un reparto inquadrato. Questo perché, sulla base di un’identità comune, ciascuno si confronta quotidianamente con i problemi di competenza subendo e affrontando le diverse tipologie di stressor attraverso modalità, in parte mutuate culturalmente all’interno del proprio specifico ambiente di lavoro e, in parte, apprese attraverso l’esperienza personale.

Nelle successive sezioni analizziamo in dettaglio gli eventi stressanti del lavoro di Polizia secondo la classificazione sopra presentata.