Stress lavoro correlato

Stress lavoro correlato e benessere organizzativo

IL BURNOUT

Il termine burnout indica una condizione disfunzionale tipica delle professioni di aiuto caratterizzata da esaurimento emotivo, depersonalizzazione (intesa come atteggiamento distante e spersonalizzato con i propri utenti) e ridotta realizzazione professionale. Negli ultimi trent’anni sono stati realizzati numerosi studi sul burnout in gruppi lavorativi quali insegnanti, infermieri, medici e operatori sociali, mentre la categoria dei poliziotti è stata indagata raramente. Tuttavia il lavoro di Polizia non può essere semplicemente classificato come helping profession: se gli operatori sociali e sanitari hanno come focus di attenzione l’essere umano nelle varie sfaccettature dei suoi bisogni, il poliziotto centra il suo lavoro sulla lex e sul conseguente principio di autorità che ne discende. Ciò rende la sua identità personale e sociale più complessa e articolata.

Kop, Euwema e Schaufeli (1999) riportano ricerche da cui si evince che l’esaurimento emozionale e la depersonalizzazione (due dimensioni del burnout) sono fortemente correlati a un diminuito benessere e a un maggiore atteggiamento cinico nei confronti dei cittadini e della direzione. Nella loro ricerca gli autori trovano che poliziotti con una certa esperienza di lavoro (circa 16-25 anni) ottengono alti punteggi nelle dimensioni dell’esaurimento emozionale e della depersonalizzazione. Inoltre essi non riscontrano differenze significative fra il livello di burnout misurato negli agenti di Polizia e quello ravvisato in altri lavoratori «a rischio» (infermieri, medici, operatori sociali, insegnanti). Gli autori provano a fornire una triplice spiegazione di questo fenomeno. La prima riguarda il fatto che il lavoro in Polizia non è così stressante come spesso viene immaginato dall’opinione pubblica: in confronto con le altre professioni gli agenti di Polizia hanno tempi maggiori per recuperare in seguito a eventi stressanti e il lavoro in Polizia comprende anche lavoro d’ufficio e non c’è sempre un contatto diretto con le persone.

La seconda si riferisce all’effetto selezione: i poliziotti vengono selezionati in base alla resistenza allo stress. I poliziotti non sono quindi più a rischio di disagio da stress degli altri, dato che sono scelti tra chi è più predisposto a gestire efficacemente le situazioni difficili. La terza riguarda la cultura in Polizia, spesso descritta attraverso norme che valorizzano la conformità al ruolo di genere maschile, e quindi incoraggia l’occultamento di problemi emozionali. In questo caso, questa mancata differenza tra poliziotti e altre categorie lavorative sarebbe dovuta alle risposte falsate ai questionari date dai poliziotti che non vogliono ammettere i propri problemi emotivi. Nello stesso lavoro i ricercatori, inoltre, trovano una relazione fra burnout e uso della violenza. Le condotte violente sono più probabili tra i poliziotti che hanno sviluppato atteggiamenti cinici e distaccati nei confronti dei cittadini. Contrariamente alle attese, la dimensione dell’esaurimento emozionale risulta negativamente correlata all’uso della violenza: l’esaurimento emozionale si traduce in un minore livello di attività, un maggiore evitamento della gente e, quindi, una minore probabilità di comportamenti violenti.

Kop, Euwema e Schaufeli (1999) ritengono che il burnout derivi da una mancanza di reciprocità esperita nelle relazioni sociali di scambio, a un livello sia interpersonale che organizzativo. La mancanza di reciprocità si sperimenta nel momento i cui le energie investite non sono proporzionali alle ricompense ottenute in cambio. La loro ricerca, infatti, conferma questo punto di vista trovando un’associazione fra mancanza di reciprocità nei confronti dei cittadini, dei colleghi e dell’organizzazione e le tre variabili del burnout.

Secondo Mayhew (2001) il burnout può avere molte conseguenze negative nella vita di un poliziotto, quali dimissioni, depressione, divorzio e anche suicidio. L’autrice sostiene che gli indicatori del burnout di un poliziotto comprendono: assenteismo, irritabilità, difficoltà nella concentrazione, insonnia, senso di fatica generalizzato e un insieme di sintomi psicosomatici.